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NOTIZIE AGGIORNATE SUI FARMACI PER LA PSICOSI - Nessuno è perfetto:Malattie e Disturbi Mentali

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NOTIZIE AGGIORNATE SUI FARMACI PER LA PSICOSI

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NOTIZIE AGGIORNATE SUI FARMACI PER LA PSICOSI


Resistenza al trattamento delle psicosi: combinazione di Clozapina ed Aripiprazolo

La resistenza al trattamento è considerata un’importante problema nella farmacoterapia antipsicotica. In questi casi è comune associare i farmaci, ad esempio aggiungendo Aipiprazolo ( Abilify ) alla Clozapina ( Clozaril; in Italia: Leponex ).
Ricercatori dell’University of Heidelberg in Germania hanno compiuto una revisione sull’argomento.
Sono stati identificate 11 pubblicazioni per un totale di 94 pazienti.
L’aggiunta di Aripiprazolo al dosaggio medio di 20.5 mg/die ha permesso di raggiungere un miglioramento clinico dei sintomi psicotici ed ha facilitato una riduzione del dosaggio di Clozapina da 476.7 a 425.1 mg/die.
I livelli plasmatici della Clozapina si sono ridotti da 611 a 523 ng/mL.
Nessuna interazione farmacocinetica è stata riportata, e si è osservata una riduzione degli effetti indesiderati indotti dalla Clozapina.
Tuttavia sono stati riscontrati anche singoli casi di effetti indesiderati extrapiramidali.
La combinazione di Clozapina e di Aripiprazolo segue un razionale neurobiologico ed appare essere efficace e tollerata.

FONTE: XagenaFarmaci_2008

Psicosi: il Risperidone dovrebbe essere usato in gravidanza solo se i benefici superano i potenziali rischi

Un numero significativo di donne in età di gravidanza soffrono di schizofrenia o altre psicosi.
Questo si traduce in un considerevole rischio di esposizione in utero ai farmaci antipsicotici atipici, come il Risperidone ( Risperdal ), a causa dell’uso materno.
Ricercatori della Johnson & Johnson Pharmaceuticals Research & Development, negli Stati Uniti, hanno valutato se l’esposizione nell’utero al Risperidone fosse associata ad una gravidanza non favorevole e ad outcome ( risultati ) fetali/neonatali.
E’ stata eseguita una ricerca nel database Benefit Risk Management Wordwide Safety dal giugno 1993 al dicembre 2004.
Sono state identificate 713 gravidanze in donne che stavano assumendo il Risperidone.
I dati erano prospettici in 516 delle gravidanze e retrospettivi in 197 casi.
Delle 68 gravidanze segnalate in modo prospettico e con un outcome noto, malformazioni d’organo ed aborti spontanei si sono presentati nel 3.8% e nel 16.9% ( dopo aver escluso i 15 aborti indotti ), rispettivamente.
Dodici gravidanze segnalate in modo retrospettivo erano interessate da malformazioni d’organo maggiori, soprattutto a livello di cuore, cervello, labbro e/o palato.
Sindromi perinatali sono state osservate in 37 gravidanze, segnalate in modo retrospettivo, ed in 21 casi erano associate a disturbi motori o comportamentali.
Lo studio ha indicato che l’esposizione in utero al Risperidone non sembra aumentare il rischio di aborti spontanei, malformazioni strutturali e rischio teratogeno per il feto, rispetto a quello della popolazione generale
Effetti extrapiramidali, autolimitantesi, nei neonati sono stati osservati dopo esposizione materna al Risperidone durante il terzo trimestre di gravidanza.
Il Risperidone dovrebbe essere impiegato durante la gravidanza solamente se i benefici superano i potenziali rischi.

FONTE: XagenaFarmaci_2008


Farmaci antipsicotici: Aloperidolo e rischio di cardiotossicità

Tra gli antipsicotici di prima generazione, l’Aloperidolo ( Haldol, Serenase ) rappresenta uno dei farmaci più utilizzati per la gestione delle emergenze psichiatriche e per la terapia di mantenimento della schizofrenia.
Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia clinica dell’Aloperidolo nel controllo dei sintomi positivi della schizofrenia, ma anche la sua scarsa azione sui sintomi negativi e cognitivi.
Il profilo di tollerabilità del farmaco è stato recentemente rivalutato a livello europeo alla luce di alcune evidenze di grave cardiotossicità.
Il Pharmacovigilance Working Party ( organo tecnico dell’EMEA ) ha emanato un preciso atto regolatorio che è stato recepito a livello italiano attraverso una determinazione che prescrive indagini cardiologiche nei pazienti che devono essere sottoposti a trattamento con Aloperidolo.
La criticità dell’atto regolatorio riguarda principalmente l’uso dell’Aloperidolo nel trattamento della psicosi acuta, che si configura generalmente con il quadro dell’agitazione psico-motoria, dell’aggressività e del rifiuto terapeutico, e che è pertanto incompatibile con l’esecuzione preliminare di indagini cardiologiche fondamentali come l’elettrocardiogramma ( ECG ).

Cardiotossicità dell’Aloperidolo
I risultati di case report e l’analisi sistematica della letteratura hanno permesso di chiarire la gravità e la natura di questo effetto tossico: l’Aloperidolo determina un allungamento del tratto QT, la comparsa di torsioni di punta ed è associato a casi di morte improvvisa.
Questi eventi si osservano sia con la formulazione orale sia con quella endovenosa a dosaggi considerati terapeutici, in pazienti schizofrenici ed in quelli non psichiatrici.
Tra i meccanismi molecolari suggeriti per spiegare gli effetti dell’Aloperidolo a livello cardiaco è stato proposto il blocco dei canali al K+ responsabili della corrente ripolarizzante IKR ( inward rectifier ) del potenziale d’azione cardiaco. In particolare, è stato osservato che l’Aloperidolo si comporta come un potente bloccante di questo canale ( IC50 < 0,1 microM ), a differenza del Sertindolo o della Tioridazina, bloccanti del canale di moderata potenza ( 0,1 microM < IC50 < 1 microM) o dei bloccanti a bassa potenza, come il Propafenone ( IC50 < 1 microM ).
Alcuni autori hanno proposto di classificare il rischio di cardiotossicità dell’Aloperidolo in rapporto ai valori basali dell’intervallo QT, analizzando anche altri fattori di rischio che possono intervenire nella patogenesi delle torsioni di punta.
Un attento monitoraggio del tratto QT attraverso l’ECG è pertanto fondamentale per tenere sotto controllo la cardiotossicità dell’Aloperidolo e programmare una sospensione del farmaco nel caso si osservino alterazioni del ritmo cardiaco.
Nonostante i numerosi dati disponibili sulla cardiotossicità dell’Aloperidolo, questo farmaco continua ad essere usato nella pratica clinica, anche in ambienti extraospedalieri in cui non è possibile monitorare attentamente i suoi effetti sull’intervallo QT e l’eventuale insorgenza di aritmie associate al prolungamento di tale intervallo.

Trattamento delle psicosi acute
Il trattamento della fase acuta della schizofrenia e della fase maniacale del disturbo bipolare, in particolare la gestione dell’agitazione psicomotoria, dell’aggressività e dei sintomi psicotici, rappresenta uno dei momenti essenziali nella cura delle psicosi sia per gli effetti che tale trattamento ha nel controllo dei sintomi produttivi sia per le ricadute ( in termini di efficacia e tollerabilità ) nella gestione a lungo termine del paziente.
È importante, pertanto, pianificare la scelta del trattamento in rapporto al profilo di efficacia e tollerabilità del farmaco adottato.
L’Aloperidolo costituisce certamente un farmaco di riferimento nel trattamento delle psicosi acute. Viene spesso somministrato in emergenza per via intramuscolare e garantisce, a un dosaggio di 10-20 mg/die, un controllo dell’agitazione psicomotoria nell’arco di 30-60 minuti con una durata d’azione di circa 24 ore.
Uno dei maggiori problemi associati all’uso di tale farmaco è l’insorgenza di sintomi extrapiramidali.
Sebbene rara in fase acuta, l’insorgenza di acatisia può essere interpretata come mancata risposta al trattamento e spingere pertanto ad un aumento del dosaggio dell’Aloperidolo, con un eventuale peggioramento del quadro clinico.
In diversi trial clinici, la combinazione di Aloperidolo con Lorazepam è risultata più efficace rispetto ai due singoli farmaci e si è affermata progressivamente come strategia adottata nel trattamento delle emergenze psichiatriche.
In caso di intossicazione alcolica non dovrebbero essere utilizzate le benzodiazepine e l’Aloperidolo dovrebbe essere considerato il trattamento di prima scelta. In alternativa all’Aloperidolo, diversi autori suggeriscono la possibilità di utilizzare antipsicotici di seconda generazione quali Risperidone e Olanzapina ( quest’ultima già disponibile in forma iniettabile in Italia ), come è confermato dai dati che emergono dagli studi di confronto.
Diversi studi clinici sono stati condotti per confrontare l’efficacia degli antipsicotici di seconda Generazione ( Risperidone, Olanzapina e Ziprasidone ) con quella di Aloperidolo o Lorazepam nel trattamento delle emergenze psichiatriche.
Gli antipsicotici di seconda generazione sono risultati superiori all’Aloperidolo e al Lorazepam in tre dei cinque studi condotti, mentre non si rilevava differenza nell’efficacia clinica tra Aloperidolo o Lorazepam rispetto agli antipsicotici di seconda generazione negli altri studi. In tre degli studi suddetti, si è osservata una minore incidenza di effetti extrapiramidali nei pazienti trattati con antipsicotici di seconda generazione rispetto ai pazienti trattati con Aloperidolo, ed un migliore profilo di tollerabilità a livello cardiaco.

Conclusioni
Le linee-guida per il trattamento delle emergenze psichiatriche, pubblicate nel 2005 dal National Institute for Health and Clinical Excellence ( NICE ), prevedono, oltre alla combinazione Aloperidolo / Lorazepam, il possibile uso di antipsicotici di seconda generazione come Olanzapina ( Zyprexa ) nel trattamento del paziente agitato, evitando in questo caso la somministrazione contemporanea di benzodiazepine.
Saranno comunque necessari nuovi studi per confrontare la combinazione Aloperidolo e Lorazepam con le nuove formulazioni degli antipsicotici di seconda generazione e per meglio analizzare il profilo di efficacia e tollerabilità di queste due classi di farmaci e il loro impiego nel trattamento delle psicosi acute.
C’è infine da osservare che nella necessità di utilizzare l’Aloperidolo per il trattamento di una psicosi acuta, il medico può assumersi la responsabilità di somministrare il farmaco anche senza una preventiva valutazione della funzione cardiaca del paziente. Questa potrà essere eseguita in una seconda fase, successiva alla sedazione del paziente, nel caso in cui il medico ritenga opportuno mantenerlo in terapia con il farmaco. Infatti, il rischio di fenomeni cardiotossici da parte dell’Aloperidolo si riferisce soprattutto al suo uso ripetuto e non tanto a quello acuto.

Farmaci antipsicotici atipici nei pazienti con malattia di Alzheimer

I farmaci antipsicotici atipici di seconda generazione sono ampiamente utilizzati nel trattamento della psicosi, dell’aggressività e dell’agitazione nei pazienti con malattia di Alzheimer.
Tuttavia, il ruolo di questi farmaci e la loro sicurezza non sono ben definiti.
I Ricercatori dello studio CATIE-AD hanno valutato l’efficacia dei farmaci antipsicotici atipici nei pazienti ambulatoriali con malattia di Alzheimer.
Lo studio ha interessato 421 pazienti con malattia di Alzheimer ed affetti da psicosi, aggressività o agitazione.
Questi pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere Olanzapina ( Zyprexa; dose media: 5.5mg/die ), Quetiapina ( Seroquel; dose media: 56.5mg/die ), Risperidone ( Risperdal; 1mg/die ), oppure placebo.
I dosaggi sono stati aggiustati in base alla necessità ed i pazienti sono stati seguiti fino a 36 settimane.
Gli end point principali erano:

- periodo di tempo dal trattamento iniziale all’interruzione del trattamento per qualsiasi motivo;

- numero di pazienti con almeno un minimo miglioramento alla scala CGIC ( Clinical Global Impression of Change ) a 12 settimane.

Non sono emerse significative differenze tra le terapie riguardo al periodo di tempo all’interruzione del trattamento per qualsiasi motivo: Olanzapina ( mediano, 8.1 settimane ), placebo ( mediano, 8 settimane ), Risperidone ( mediano, 7.4 settimane ) e Quetiapina ( mediano, 5.3 settimane ).
Il tempo mediano all’interruzione del trattamento a causa della mancanza di efficacia è stato di 26.7 settimane con Risperidone, 22.1 settimane per Olanzapina, , 9.1 settimane con Quetiapina e 9 settimane con placebo ( p = 0.002 ).

Il tempo mediano all’interruzione del trattamento a causa degli effetti indesiderati o dell’intollerabilità ha favorito i pazienti trattati con placebo.
Il 24% dei pazienti trattati con Olanzapina, il 18% dei pazienti che hanno ricevuto Risperidone, il 16% dei pazienti che hanno assunto Quetiapina ed il 5% dei pazienti trattati con placebo hanno interrotto il trattamento a causa della scarsa tollerabilità ( p = 0.009 ).
Nessuna significativa differenza è stata osservata tra i gruppi riguardo al miglioramento alla scala CGIC.
Un miglioramento è stato osservato nel 32% dei pazienti assegnati all’Olanzapina, nel 29% dei pazienti trattati con Risperidone, nel 26% dei pazienti che hanno assunto Quetiapina e nel 21% dei pazienti assegnati al placebo ( p = 0.22 ).
L’efficacia dei farmaci antipsicotici nel trattamento della psicosi, dell’aggressività o dell’agitazione nei pazienti con malattia di Alzheimer è controbilanciata dagli effetti indesiderati.

FONTE: XagenaFarmaci_2008

Clozapina: psicosi correlata alla demenza, ileo paralitico, ipercolesterolemia ed interazioni con Citalopram

Psicosi correlate alla demenza
L’FDA ( Food and Drug Administration ) ha revisionato i dati riguardanti l’uso dei farmaci antipsicotici per il trattamento dei sintomi comportamentali nei pazienti anziani con demenza.
Le schede tecniche di tutti i farmaci antipsicotici dovrebbero essere aggiornate ad includere l’informazione su un aumentato rischio di mortalità nei pazienti anziani con psicosi correlata alla demenza.
La Clozapina ( USA: Clozaril; in Italia: Leponex ) non è approvato nell’indicazione trattamento della psicosi correlata alla demenza.

Ileo paralitico
L’ileo paralitico è stato riportato come un effetto indesiderato della Clozapina.
Le segnalazioni, giunte sia nella fase post-marketing che dagli studi clinici, hanno fatto optare per l’inserimento dell’ileo paralitico tra le controindicazioni della Clozapina.

Disordini metabolici
L’ipercolesterolemia e l’ipertrigliceridemia associate al trattamento con Clozapina sono state inserite tra gli effetti indesiderati.

Interazioni con Citalopram
L’impiego concomitante di Clozapina e dell’antidepressivo Citalopram è in grado di produrre aumenti delle concentrazioni plasmatiche di Clozapina, clinicamente significativi.

Schizofrenia: Abilify, indicazioni ed interazioni farmacologiche

Abilify ( Aripiprazolo ) è un antipsicotico atipico, indicato nel trattamento della schizofrenia.
La dose iniziale, raccomandata per Abilify è di 10 o 15 mg/die con una dose di mantenimento di 15 mg/die somministrata una volta al giorno, indipendentemente dai pasti. Abilify è efficace ad un dosaggio compreso tra 10 e 30 mg/die. L'aumento dell'efficacia a dosi maggiori di una dose giornaliera di 15 mg non è stato dimostrato, sebbene alcuni pazienti possono trarre beneficio da una dose maggiore. La dose massima giornaliera non deve superare i 30 mg. Non c'è esperienza sull'uso di Abilify nei bambini e negli adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Non è richiesto alcun aggiustamento del dosaggio nei pazienti con disfunzione epatica da lieve a moderata.
Nei pazienti con disfunzione epatica grave, i dati disponibili non sono sufficienti per stabilire delle raccomandazioni. In tali pazienti, il dosaggio dovrà essere gestito con cautela. Comunque, la dose massima giornaliera di 30 mg deve essere usata con cautela in pazienti con disfunzione epatica grave.
Nei pazienti con disfunzione renale non è richiesto alcun aggiustamento del dosaggio.
L'efficacia di Abilify nel trattamento della schizofrenia nei pazienti di 65 anni ed oltre non è stata stabilita. Data la maggiore sensibilità di questa popolazione, quando le condizioni cliniche lo permettono, si deve considerare un dosaggio iniziale più basso.
Quando Aripiprazolo viene somministrato contemporaneamente a potenti inibitori del CYP3A4 o CYP2D6, il dosaggio di Aripiprazolo deve essere ridotto. Quando l'inibitore del CYP3A4 o CYP2D6 viene eliminato dalla terapia di combinazione, allora il dosaggio di Aripiprazolo deve essere aumentato.
Quando Aripiprazolo viene somministrato contemporaneamente ad un potente induttore del CYP3A4, il dosaggio di Aripiprazolo deve essere aumentato. Quando l'induttore del CYP3A4 viene eliminato dalla terapia di combinazione, allora il dosaggio di Aripiprazolo deve essere ridotto a quello raccomandato.

Controindicazioni
Abilify è controindicato in caso di ipersensibilità al principio attivo ( Aripiprazolo ) o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Avvertenze speciali e precauzioni d'impiego
Durante il trattamento antipsicotico, il miglioramento delle condizioni cliniche del paziente può richiedere da molti giorni ad alcune settimane. I pazienti devono essere strettamente controllati per l'intero periodo.
L'insorgenza di comportamento suicidario è inerente alla malattia psicotica e, in alcuni casi, è stato riportato subito dopo l'inizio o lo switch di una terapia antipsicotica, incluso il trattamento con Aripiprazolo. Una più stretta supervisione dei pazienti ad alto rischio deve accompagnare la terapia antipsicotica.
In studi clinici della durata di un anno o meno, durante la terapia con Aripiprazolo, ci sono state segnalazioni non comuni di discinesia correlata al trattamento. In caso di comparsa di segni e sintomi di discinesia tardiva in pazienti in trattamento con Abilify, si deve considerare la riduzione del dosaggio o l'interruzione della terapia. Questi sintomi possono peggiorare nel tempo o possono anche manifestarsi dopo la sospensione del trattamento.
La sindrome neurolettica maligna è un complesso di sintomi potenzialmente fatale associato ai medicinali antipsicotici. Negli studi clinici sono stati riportati rari casi di sindrome neurolettica maligna durante il trattamento con Aripiprazolo.
Manifestazioni cliniche della sindrome neurolettica maligna sono iperpiressia, rigidità muscolare, alterazione dello stato mentale ed evidenze di instabilità autonomica ( polso o pressione arteriosa irregolari, tachicardia, diaforesi o disritmia cardiaca ). Ulteriori segni possono includere elevata creatin fosfochinasi, mioglobinuria ( rabdomiolisi ) e insufficienza renale acuta. Se un paziente sviluppa segni e sintomi indicativi di sindrome neurolettica maligna, o presenta febbre alta di origine sconosciuta senza ulteriori manifestazioni cliniche di sindrome neurolettica maligna, tutti i medicinali antipsicotici, compreso Abilify, devono essere interrotti.
Negli studi clinici sono stati riportati casi non comuni di convulsioni durante il trattamento con Aripiprazolo. Quindi, l'Aripiprazolo deve essere usato con cautela nei pazienti con storia di disturbi convulsivi o che mostrano condizioni associate a convulsioni.

Aumentata mortalità: in tre studi clinici con Aripiprazolo ( n=938; età media: 82,4 anni; range: 56 - 99 anni ), controllati verso placebo, nei pazienti anziani con psicosi associata a malattia di Alzheimer, i pazienti trattati con Aripiprazolo hanno riportato un aumentato rischio di morte in confronto a quelli che assumevano placebo. La percentuale delle morti nei pazienti trattati con Aripiprazolo è stata del 3,5% in confronto all'1,7% del gruppo placebo. Sebbene le cause delle morti fossero varie, la maggior parte di esse risultarono essere di natura cardiovascolare ( per es. infarto del miocardio, morte improvvisa ) o infettiva ( per es. polmonite ). Negli stessi studi sono stati riportati eventi avversi cerebrovascolari ( per es: ictus, attacco ischemico transitorio ), inclusi casi ad esito fatale ( età media: 84 anni; intervallo: 78 - 88 anni ). Complessivamente in questi studi, l'1,3% dei pazienti trattati con Aripiprazolo ha riportato eventi avversi cerebrovascolari in confronto allo 0,6% dei pazienti trattati con placebo. Questa differenza non è risultata statisticamente significativa. Tuttavia, in uno di questi studi, a dose fissa, nei pazienti trattati con Aripiprazolo si è evidenziata una significativa relazione dose-risposta per gli eventi avversi cerebrovascolari.
Abilify non è approvato per il trattamento di psicosi correlata alla demenza.

Nei pazienti trattati con farmaci antipsicotici atipici è stata riportata iperglicemia, in alcuni casi estrema e associata a ketoacidosi o coma iperosmolare o morte.
Negli studi clinici con Aripiprazolo, non sono state riportate differenze significative nel tasso d'incidenza di eventi avversi correlati ad iperglicemia ( incluso diabete ) o in quello di comparsa di valori anormali della glicemia in confronto al placebo.
Non sono disponibili stime precise di rischio per eventi avversi correlati ad iperglicemia in pazienti trattati con Abilify e con altri farmaci antipsicotici atipici per permettere una comparazione diretta.
I pazienti trattati con qualsiasi farmaco antipsicotico, incluso Abilify, dovranno essere osservati per la comparsa di segni e sintomi di iperglicemia ( come polidipsia, poliuria, polifagia e debolezza ) ed i pazienti con diabete mellito o con fattori di rischio per diabete mellito dovranno essere controllati regolarmente per un peggioramento del controllo glicemico.

I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, di deficienza della Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.

Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione
A causa dell’antagonismo sui recettori alfa-1-adrenergici, l'Aripiprazolo può potenzialmente aumentare l'effetto di alcuni antipertensivi.
Dato l'effetto primario dell'Aripiprazolo sul sistema nervoso centrale, si deve esercitare cautela quando è assunto in combinazione con alcol o con altri medicinali ad azione centrale con effetti indesiderati sovrapponibili come la sedazione.
L'H2 antagonista Famotidina, un bloccante dell'acidità gastrica, riduce il tasso di assorbimento dell'Aripiprazolo ma si ritiene che tale effetto non sia clinicamente rilevante.
L'Aripiprazolo è metabolizzato attraverso diverse vie che coinvolgono gli enzimi CYP2D6 e CYP3A4, ma non gli enzimi CYP1A. Di conseguenza, non viene richiesto alcun aggiustamento del dosaggio per i fumatori.
In uno studio clinico in soggetti sani, un forte inibitore del CYP2D6 ( Chinidina ) ha aumentato l'AUC dell'Aripiprazolo del 107% mentre la Cmax è rimasta invariata. L'AUC e la Cmax del deidro-Aripiprazolo, il metabolita attivo, sono diminuiti rispettivamente del 32% e del 47%. Nell'eventualità di somministrazione concomitante di Aripiprazolo e Chinidina, il dosaggio di Aripiprazolo deve essere diminuito di circa la metà rispetto al dosaggio prescritto. Ci si aspetta che altri potenti inibitori del CYP2D6, come Fluoxetina e Paroxetina, abbiano effetti simili e per questo si dovranno applicare analoghe riduzioni del dosaggio.
In uno studio clinico con soggetti sani, un forte inibitore del CYP3A4 ( Ketoconazolo ) ha aumentato l'AUC e la Cmax rispettivamente del 63% e del 37%. L'AUC e la Cmax del deidro-Aripiprazolo sono aumentate rispettivamente del 77% e del 43%. Nei metabolizzatori lenti del CYP2D6, l'uso concomitante di potenti inibitori del CYP3A4 può causare maggiori concentrazioni plasmatiche di Aripiprazolo rispetto a quelle dei metabolizzatori veloci del CYP2D6. Quando si prende in considerazione la somministrazione concomitante di Ketoconazolo o di altri potenti inibitori di CYP3A4 con Aripiprazolo, i potenziali benefici per il paziente devono superare i rischi potenziali.
Nell'eventualità di somministrazione concomitante di Ketoconazolo e Aripiprazolo, il dosaggio di Abilify deve essere diminuito di circa la metà rispetto al dosaggio prescritto.
Probabilmente anche altri potenti inibitori del CYP3A4, come Itraconazolo e gli inibitori della proteasi HIV, possono presentare effetti simili e per questo si devono applicare analoghe riduzioni del dosaggio.
A seguito della interruzione della somministrazione dell'inibitore del CYP2D6 e 3A4, il dosaggio di Abilify deve essere aumentato fino a raggiungere il livello precedente l'inizio della terapia di combinazione.
A seguito di somministrazione concomitante di Carbamazepina, un potente induttore del CYP3A4, le medie geometriche della Cmax e dell'AUC dell'Aripiprazolo sono risultate rispettivamente più basse del 68% e del 73%, rispetto a quando l'Aripiprazolo ( 30 mg ) è stato somministrato da solo. Analogamente, per quanto riguarda il deidro-Aripiprazolo, le medie geometriche della Cmax e dell'AUC dopo somministrazione concomitante di Carbamazepina sono risultate rispettivamente più basse del 69% e del 71%, , rispetto a quelle rilevate a seguito di trattamento con Aripiprazolo da solo.
Il dosaggio di Abilify deve essere raddoppiato in caso di somministrazione concomitante di Aripiprazolo e carbamazepina. Ci si può aspettare che altri potenti induttori del CYP3A4 ( come Rifampicina, Rifabutina, Fenitoina, Fenobarbital, Primidone, Efavirenz, Nevirapina ed Hypericum Perforatum ) abbiano gli stessi effetti, quindi, devono essere effettuati analoghi aumenti del dosaggio.
A seguito dell'interruzione dell'uso dei potenti induttori del CYP3A4, il dosaggio di Abilify deve essere ridotto al dosaggio raccomandato.
Quando Litio e Valproato sono stati somministrati contemporaneamente ad Aripiprazolo non si sono avute variazioni clinicamente significative delle concentrazioni di Aripiprazolo.

In studi clinici, dosaggi di 10-30 mg/die di Aripiprazolo non hanno mostrato di avere effetti significativi sul metabolismo dei substrati del CYP2D6 ( rapporto Destrometorfano / 3-Metossimorfina ), 2C9 ( Warfarin ), 2C19 ( Omeprazolo ) e 3A4 ( Destrometorfano ).
Inoltre, Aripiprazolo e Deidroaripiprazolo non hanno mostrato di potere potenzialmente alterare l'attività metabolica in vitro mediata dal CYP1A2. Perciò, si ritiene improbabile che l'Aripiprazolo possa causare interazioni farmacologiche di rilevanza clinica mediate da questi enzimi.
Quando Aripiprazolo è stato somministrato contemporaneamente a Valproato o Litio, non si sono avute variazioni clinicamente significative delle concentrazioni di questi ultimi.

Non ci sono studi specifici e adeguatamente controllati con Aripiprazolo in donne gravide. Studi condotti sugli animali non possono escludere potenziale tossicità sullo sviluppo.
Le pazienti devono essere informate di riportare al proprio medico se sono in gravidanza o intendano esserlo durante il trattamento con Aripiprazolo. Date le insufficienti informazioni sulla sicurezza nell'uomo ed i quesiti emersi dagli studi sulla riproduzione animale, Abilify non deve essere usato in gravidanza a meno che il beneficio atteso non giustifichi chiaramente il potenziale rischio per il feto.
L'Aripiprazolo è risultato essere escreto nel latte di ratti trattati durante l'allattamento. Non si sa se l'Aripiprazolo sia escreto nel latte materno. Le pazienti devono essere informate di non allattare al seno qualora stessero assumendo Aripiprazolo.

Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari. Comunque, come con altri antipsicotici, i pazienti devono essere avvertiti circa l'uso di macchinari pericolosi, compresi i veicoli a motore fino a che non siano ragionevolmente certi che l'Aripiprazolo non li influenzi negativamente.

FONTE: XagenaFarmaci_2008

Schizofrenia: terapia di combinazione con antipsicotici atipici non-Clozapina

L’impiego di combinazioni di antipsicotici nei pazienti con schizofrenia refrattaria o resistente al trattamento rappresenta una comune pratica in psichiatria.
Ricercatori inglesi hanno compiuto una revisione sull’associazione tra i vari antipsicotici.
E’ stato trovato che nei casi di schizofrenia resistente al trattamento dove la Clozapina ( Clozaril; in Italia: Leponex ) è ritenuta inadeguata, la terapia di combinazione con antipsicotici atipici non-Clozapina è una strategia degna di considerazione.
La combinazione tra Olanzapina ( Zyprexa ) con Amisulpride ( Solian; in Italia: Deniban ) o Risperidone ( Risperdal ), oppure Quetiapina ( Seroquel ) con Risperidone, hanno mostrato, seppur i dati siano limitati, un miglioramento dei sintomi della schizofrenia.
Case report hanno indicato che Aripiprazolo ( Abilify ) in associazione agli antipsicotici atipici non-Clozapina, può peggiorare la psicosi.
Poiché i dati di letteratura sono scarsi e mancano dati di sicurezza, gli Autori raccomandano prudenza nell’uso delle combinazioni di antipsicotici nei pazienti con schizofrenia.

FONTE: XagenaFarmaci_2008

Consumo di Cannabis e sintomi psicotici nei giovani predisposti

Uno studio, coordinato dal Department of Psychiatry and Neuropsychology della Maastricht University in Olanda, ha esaminato l’esistenza di una relazione tra uso di Cannabis e sintomi psicotici nei soggetti con una predisposizione alla psicosi e che hanno fatto uso di Cannabis durante l’adolescenza.
Lo studio ha riguardato 2437 giovani, di età compresa tra i 14 ed i 24 anni.
Il consumo di Cannabis ha aumentato l’incidenza di sintomi psicotici nei 4 anni successivi ( odds ratio aggiustato: 1,67 ).
L’effetto dell’uso della Cannabis è risultato molto più marcato nei soggetti con predisposizione per la psicosi ( 23,8% la differenza nel rischio; p = 0,003 ) che in quelli senza ( 5,6%; p = 0,033 ).
La differenza nel rischio nel gruppo “con predisposizione??? era significativamente maggiore rispetto alla differenza nel rischio nel gruppo “senza predisposizione??? ( 18,2%; p = 0,032 ).
E’ stata osservata una relazione dose-risposta con l’aumentare della frequenza nel consumo della Cannabis.
La predisposizione per la psicosi al basale non è risultata in grado di predire in modo significativo il consumo della Cannabis in tempi successivi ( odds ratio: 1,42 ).
Secondo gli Autori della ricerca il consumo moderato della Cannabis aumenta il rischio di sintomi psicotici nei giovani.
Questo effetto è maggiore nei soggetti con predisposizione alle psicosi.

FONTE: XagenaFarmaci_2008

Psicosi indotta da Cannabis
La psicosi indotta da Cannabis rimane un tema controverso.
Presso il Servizio di Psichiatria dell’Hospital de Navarra, a Pamplona, in Spagna, 26 pazienti a cui era stata diagnosticata una psicosi indotta da Cannabis, sono stati confrontati con 35 pazienti affetti da schizofrenia acuta.
La diagnosi di psicosi da uso di Cannabis era stata confermata da ripetuti esami delle urine.
I pazienti con psicosi da Cannabis sono stati esaminati dopo un periodo di astinenza compreso tra 1 settimana ed 1 mese.
I sintomi sono stati valutati mediante il Present State Examination (PSE).
Nel gruppo dei pazienti di sesso maschile con psicosi indotta da Cannabis sono stati osservati con maggiore frequenza rispetto ai pazienti con schizofrenia acuta : euforia ed ideazione, distacco dalla realtà / depersonalizzazione, allucinazioni visive e disturbi del sensorio.
I tratti della personalità schizoide, precedenti la malattia, erano più comuni nei pazienti con schizofrenia acuta, mentre i tratti di personalità asociale erano tipici della psicosi indotta da Cannabis.
L’uso continuativo ed abbondante di Cannabis può indurre un disturbo psicotico distinto dalla schizofrenia acuta.


 




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